Insieme cancelliamo la sofferenza inutile

Suicidio assistito

Il suicidio assistito è una procedura in base alla quale un terzo, in alcuni casi un medico, prescrive o fornisce a una persona un farmaco in grado di provocarne la morte, farmaco che il soggetto assume in maniera autonoma. Il medico dunque arriva fino alla prescrizione o alla fornitura del farmaco, ma non interviene direttamente nel provocare la morte della persona, la quale decide quindi in piena libertà quando morire.
Il suicidio assistito è attualmente consentito in alcuni Paesi, secondo diversi paradigmi normativi: un modello oggettivo, che dispone la necessaria qualificazione calcolata in mesi/anni dello stato patologico come terminale (alcuni Stati degli USA, Stato di Vittoria in Australia), e un modello soggettivo, che dispone una condizione di sofferenza determinata dallo stato patologico, senza prospettive di miglioramento e percepita dalla persona come insopportabile (Olanda e Svizzera).
Belgio, Lussemburgo e Canada, ove il suicidio assistito non è consentito tout court, contemplano invece un ampio spettro di esperienze intermedie.

  • CNB, Riflessioni bioetiche sul suicidio medicalmente assistito, 2019
  • Documento di sintesi del gruppo di lavoro in materia di aiuto medico al morire, Biodiritto, 2019