C'è ancora un pezzo di vita da scrivere
Quattro chiacchiere con il Consiglio Direttivo FCP: Chiara Caraffa

Prosegue il ciclo di interviste che ci accompagnerà nelle prossime settimane alla scoperta del Consiglio Direttivo FCP. Un approfondimento pensato per portare in luce le diverse esperienze, i diversi vissuti e sensibilità che compongono il Consiglio: uno sguardo sulla persona che vada oltre alla carica istituzionale.

Oggi parliamo con Chiara Caraffa, membro del Consilgio Direttivo FCP.

Chiara, Quale è stato il percorso che ti ha portato ad avvicinarti alla realtà delle cure palliative?

Mi sono avvicinata alle CP molto giovane e ne ho colto il valore attraverso il racconto appassionato di chi ne stava in parte facendo la storia (ndr. Furio Zucco). Poi le ho in qualche misura messe da parte, pur consapevole che c’erano, fino all’aggravarsi della malattia di mio nonno. Le ho ritrovate nuovamente anni dopo, quando mi è stato chiesto di occuparmi della direzione generale di Presenza Amica: una sfida che ho raccolto con entusiasmo.

Cosa ti dà la motivazione per restare nel mondo delle cure palliative?

Il pensiero del tanto lavoro che possiamo fare perché le Cure Palliative siano davvero – e in molti luoghi ancor oggi lo sono solo sulla carta – un diritto umano.

Quale è stato l’obiettivo più difficile da raggiungere nel tuo ruolo? Quale la più grande soddisfazione?

OBIETTIVO Trovare altre parole, altre immagini e metafore per descrivere cosa sono e perché la loro diffusione e il loro accesso precoce sono tanto urgenti da promuovere. Saper comunicare le CP.

SODDISFAZIOINE Lavorare in un gruppo eterogeneo, coeso, affiatato. 

Le cure palliative sono un approccio globale alla cura di persone affette da malattie croniche inguaribili. Tra tutti gli aspetti di questo approccio, quale è il lato che ti coinvolge di più?

Nella globalità della persona malata c’è anche il nucleo familiare, l’équipe, i volontari. L’aspetto più coinvolgente è senza dubbio l’insieme di relazioni.

Come ti definiresti con un aggettivo?

Coinvolta!

Come ti definirebbero, secondo te, gli altri con un aggettivo?

.. Solare?!

Completa la frase: per te FCP è...

Un luogo alto di incontro, condivisione, confronto e crescita interpersonale. Un luogo che permette a tutti quanti vi aderiscano di esprimersi sia alla prima persona singolare che alla prima persona plurale.  E’ appartenenza.

Il Consiglio Direttivo FCP è composto da membri residenti in diverse parti d’Italia: come vi coordinate tra di voi e che clima si respira al suo interno?

Siamo impegnati, ognuno porta il suo contributo di esperienza e dottrina, l’uno arricchisce il gruppo e viceversa. Alcuni tracciano sapientemente un cammino segnato, altri con occhi nuovi colgono le possibilità determinate dall’intraprendere strade inesplorate. C’è tutto: cognizione, abitudine, esperienza, il desiderio di affrontare gli ostacoli come il considerare la possibilità di gettare mente e cuore al di là del confine. Siamo in costante movimento.

Quest’anno cade il decennale della Legge 38: quali sono le prime 3 immagini che ti vengono in mente pensando a questa legge?

Una grande Legge, che purtroppo continua a non essere applicata come e quanto dovrebbe e avrebbe potuto. Quindi: occasioni/opportunità mancate, persone lasciate sole, altri anni di sofferenze inutili per malati di ogni età, con qualsiasi patologia, con bisogni diversi. Sarebbe un gesto di civiltà se la Legge 38/2010 fosse finalmente di diritto, imprescindibile per tutti.

FCP è una realtà che associa ETS in tutta Italia: quale è il valore aggiunto sul il territorio?

Coesione e appartenenza. Tutti diversi, tutti comunque uniti sotto il pallio di San Martino. Il valore aggiunto è essere parte di un unicum che riconosce le specificità di ciascuno. Forse la chiamerei confederazione.

Off topic: nel tempo libero, qual è l’attività a cui ti dedichi con più entusiasmo?

Antiquariato e Croce Rossa!