Morire in braccio alle Grazie
Fra le tante qualificazioni con cui si suole indicare una morte auspicabile – indolore, dignitosa, umana … – non appare l’aggettivo “graziosa”. Eppure anche questa è una via esplorabile, immaginando che si possa morire in braccio alle Grazie. Ovvero, in quello stato d’animo che, secondo Ugo Foscolo, si colloca “tra la smodata gaiezza e il profondo dolore”. Ancor più fecondo si rivela il percorso se ci lasciamo guidare dal nome con cui le tre Grazie erano conosciute e dalla relativa simbologia.
Eufrosine rimanda alla saggezza con cui la mente guida le scelte, in particolare quelle che si presentano come cure palliative; Aglaia evoca la serenità connessa con la possibilità di tenere sotto controllo il processo del morire; Talia ci fa immaginare una morte che sia un accrescimento, un percorso che termini nella pienezza della propria umanità. Morire in braccio alle Grazie appare quindi, sotto una denominazione estetica, come un compito spirituale e un impegno etico.